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INAUGURAZIONE CINEMA LUX: 5 FEBBRAIO 2022

Davvero un momento storico per la storia del Cineforum Don Orione. Sabato 5 febbraio 2022 l’associazione inaugura la nuova gestione del Cinema Lux, uno spazio restituito alla città per la fruizione di cinema di qualità e come presidio culturale a servizio di Messina e di tutti gli studiosi e appassionati della settima arte. In programma un concerto dedicato alla memoria del vicepresidente dell’associazione Pino Corallo e la proiezione del film “Fellinopolis” alla presenza della regista Silvia Giulietti, che ha ritirato il Premio Miglior Film in concorso della prima edizione del Festival dei Circoli del Cinema.

Lunedì 7 febbraio 2020, prima proiezione della Stagione Cinematografica 2022. La ricorderemo per la straordinaria affluenza alle 3 proiezioni in programma, un segno di affetto, fiducia e di voglia di partecipazione e cultura della città di Messina.

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Qualche commento sui due eventi pubblicato sui nostri social:

Avevo dato il cinema Lux per spacciato. Averlo ritrovato pieno di gente appassionata, con un film bellissimo e un programma straordinario non ha prezzo. A tutti gli organizzatori e allo staff va il mio GRAZIE per il miracolo che hanno fatto e per quello di cui potremo godere (Piero Manuguerra)

Mille mille in bocca al lupo, spero di conoscervi “dal vivo” al più presto perché state facendo qualcosa di importante! (Laura Giacobbe)

complimenti sempre per il prezioso e impareggiabile lavoro che continuate ad espletare per la città di Messina e per tutti noi appassionati cinefili… (Elio Cassarino)

UN SOGNO CULTURALE CHIAMATO CINEFORUM
Una piccola e appassionata assemblea di delegati dei Cinecircoli siciliani, riuniti per fare il punto sullo stato di salute dell’associazionismo cinematografico. Con queste prospettive.

Alexandra Celi premiata per il documentario sulla madre Veronica-2

Quale strada resta aperta per l’associazionismo cinematografico nel nostro paese?

Rispondere, ma soprattutto inquadrare con affetto ma non minor realismo, la prospettiva di una modalità di fruizione del cinema come prodotto culturale e di spettacolo legata ad una stagione di radicamento territoriale ormai perduta, non è un esercizio semplice, né lo è sottrarsi ai pericoli di una battaglia di retroguardia, alla marginalizzazione di una pratica e di una passione dagli spazi e dai modi oggi divenuti quasi “carbonari”.

Il concetto di “Circolo culturale” ha sempre evocato l’energia positiva dell’impegno di chi si associa per promuovere una passione, in una dimensione partecipativa che, parlando di film, questi anni da visioni da tinello casalingo, forzate dalla pandemia ma prima ancora dalla mutazione, dalla ramificazione e dalla diversificazione dell’offerta cinematografica, rendono romantica o superata, a seconda della severità dello sguardo.

Nella convinzione che il tema non sia ozioso, la sezione siciliana della FICC, la Federazione Italiana Circoli del Cinema, si è riunita in un Congresso regionale a Messina, in una tre giorni conclusasi domenica 12 dicembre.

Ad organizzare i lavori è stato il Cineforum Don Orione di Messina, che oggi si vanta di essere la più longeva associazione culturale messinese, fondata nel 1963 da Ubaldo Vinci, su ispirazione – parole sue vergate nel volume dedicato al cinquantenario dell’associazione – di “una suorina paolina” che mentre gli consegnava le “pizze” delle pellicole della San Paolo Film, uno dei tre circuiti distributivi della città, gli parlò di quella strana esperienza di programmazione cinematografica, il celebre “Cineforum”, che fu (e può essere ancora) ritrovo di una collettività riunita attorno alla visione dello spettacolo cinematografico per parlare anche di tematiche sociali, fare riflessioni talvolta verbose e inconcludenti come nella vulgata retrospettiva che anche allora se ne faceva (“no, il dibattito no!” tuonava Moretti nel suo superotto gonfiato a 16 mm d’esordio) ma sempre specchio di una concezione sincera e sana di vivere il cinema come momento per “raccontare il valore di una storia, il senso delle radici di una comunità o anche i luoghi della memoria di generazioni di giovani” per citare il presidente della FICC, Marco Asunis, che nel 2013 salutò così i cinquant’anni del Cineforum Don Orione e che in questi giorni ha fatto arrivare i propri auguri al riconfermato segretario della Federazione Siciliana, il professore Nino Genovese, che presiede da quasi vent’anni il Cineforum Don Orione.

Il patrimonio delle antiche rassegne
Genovese, giornalista, storico e insegnante di Storia del Cinema presso l’ateneo cittadino, coadiuvato da Francesco Torre e da pochi altri impegnati in totale volontariato cinefilo, ha organizzato dal 10 al 12 dicembre i lavori di una piccola e appassionata assemblea di delegati dei Cinecircoli siciliani, riuniti per fare il punto – nel confronto e in programmati momenti di “autoformazione” con meritoria perseveranza e curiosità culturale – sullo stato di salute dell’associazionismo cinematografico, dopo la cesura prolungata dell’emergenza sanitaria e un futuro che mostra un volto preoccupante anche e soprattutto per il citato e radicale mutamento degli scenari della proposta e della fruizione dei film.

Il ricordo del vicepresidente del Cineforum Don Orione, Pino Corallo, scomparso di recente, figura discreta e curatore per più mezzo secolo dei cicli cinematografici organizzati dal Don Orione, è stato un dovere sentimentale.

Nel pensare al futuro, Genovese e il Don Orione partono sempre e comunque dal patrimonio storico delle tante rassegne organizzate nella sala dell’omonimo istituto di Viale San Martino. La disponibilità di quei locali è stato indubbiamente il segreto della longevità e della qualità del lavoro del cineclub, che ha potuto usare le risorse e i pochi contributi pubblici riservati alle iniziative di pubblico interesse incentrandoli sul prodotto cinema da selezionare per gli associati e all’animazione culturale. A partire dall’anno dei lavori per il giubileo, le proiezioni sono continuate nella sala salesiana del Savio sino all’attuale ospitalità della Multisala Apollo di Loredana Polizzi e Fabrizio La Scala.

Da fronte del porto, con passione e avventura
All’interno del panorama articolato e frastagliato delle nove realtà associative riconosciute dalla legge del 1965, il Don Orione ha aderito per la maggior parte della sua storia al Cinit-Cineforum italiano, per confluire nella Ficc solo nel 2009, dopo lo scolorimento delle divisioni ideologiche che per decenni sono stati la cartina di tornasole di scontri spigolosi e apparentemente inconciliabili sulle direttrici che l’organizzazione, la gestione e la fruizione dei processi culturali dovessero seguire nel paese. Indubbiamente è stata l’ispirazione cristiana che ha guidato, nella scissione consumatasi all’interno dell’associazionismo cinematografico italiano, la scelta del cinecircolo messinese, erede di un paio di esperienze nate in città nel dopoguerra e vinte dall’insostenibilità delle spese, specie gli affitti per le sale.

Eppure, a partire da quel primo film, Fronte del porto, programmato il 15 febbraio del ’63, dove magari c’era pure un grande personaggio, il padre Barry col faccione di Karl Malden ad accontentare la missione divulgativa della sensibilità religiosa e sociale dei finanziatori della pattuglia cinefila capitanata da Vinci ma c’era anche la ribellione e la riflessione sociale sugli ultimi della storia di Kazan, il Cineforum Don Orione è stato per la città un luogo di cultura e di passione assolutamente laico e di riconosciuta trasversalità valoriale.

Ogni appassionato di cinema della città ha i suoi ricordi, non solo visioni rare, ripescaggi artistici e culturali, sguardi sulle cinematografie minori, incroci tematici più o meno arditi tra i titoli sulle locandine, di cui i soci si beneficiavano senza troppi indugi filologici (“due film di Ingmar Bergman” e, a seguire nella stessa rassegna, “due film con Alberto Sordi”) assecondando l’avventuroso gioco dei raccordi distributivi e delle corse ad allestire una proposta culturale con pochi rivali in città, l’Umberto Barbaro e le cooperative sorte dal suo scioglimento, più tardi il Milani.

La legge del 2016 e gli spazi operativi
Le coordinate dell’impegno e del confronto dei Circoli della FICC sono quelle tracciate dalla cornice normativa entro la si possono immaginare e compiere gli sforzi degli operatori del cosiddetto Terzo Settore, come viene indicata la galassia di enti privati impegnati anche nel settore dell’animazione culturale con finalità sociali e senza fini di lucro. Si parla di tante associazioni impegnate, in coerenza con i propri statuti, a promuovere attività di interesse generale quale è, come nel caso di un circolo del cinema, la cultura dell’arte cinematografica sul territorio.

Ma quali sono le possibilità di allestire ancora dei cicli di film accomunati da tematiche importanti o scovarne altri negati al pubblico dalle logiche della distribuzione, specie nei centri piccoli e medi, in ragione di una loro limitata commerciabilità e di una peculiare qualità artistica che non li rende immediatamente accattivanti o appetibili al punto di avere riservato almeno qualche giorno di programmazione?
Le leggi, dicevamo: nel 2016, una legge per il cinema, attesa da mezzo secolo (l’ultima era del 1965) è intervenuta ad indicare le linee programmatiche del sostegno pubblico al mondo del cinema, a chi lo fa, ma anche a chi lo promuove e a chi ne divulga la cultura. La 220/2016 ha infatti istituito un vero e proprio Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo e in questi anni le leggi di bilancio, l’ultima licenziata nel dicembre 2020, in piena pandemia, hanno previsto finanziamenti reperiti attraverso gli introiti delle tasse (non più il parere discutibile di apposite commissioni come in passato) che sono giunti ad essere qualificati come non inferiori ad un impegno di 640 milioni di euro all’anno.

Una cifra che sembra importante ma che costituisce uno sforzo doveroso e opportuno, specie in un paese dove nella politica non mancano voci stonate che cianciano di necessari tagli alla cultura, come se si mercanteggiasse il prezzo della qualità di un modello di paese col metro dei ragionamenti da bottega.

E qui c’è spazio anche per le associazioni e i nostri circoli, perché a parte gli incentivi basati sul credito d’imposta per chi produce e distribuisce film, per gli esercenti e per una serie di investimenti di impresa nel cinema, l’articolo 27 della legge 220 prevede un sostegno per chi svolge attività di promozione cinematografica e audiovisiva, riservando un’attenzione al potenziamento dell’offerta formativa relativa al cinema, allo studio delle sue tecniche, del suo valore artistico, nel mondo della scuola.

E ancora, uno dei Piani straordinari inclusi nel Fondo istituito cinque anni fa, riguarda il potenziamento del circuito delle sale, nuove, o di quelle dismesse e riattivate o – addirittura – allestite, anche su iniziativa di enti del terzo settore, presso strutture ospedaliere per il sollievo e la terapia dei pazienti. Una misura da paese delle fiabe: immaginiamo una saletta gestita da un Circolo cinematografico in un ala del Policlinico o del Papardo, forse sarebbe più probabile si materializzasse il tram sopraelevato.

Un concorso e un premio ‘siciliano’
Nell’ambito di un’occasione da addetti ai lavori, il Don Orione ha anche pensato a creare un’appendice molto apprezzata: un concorso che all’interno di una piccola preselezione di cinque lavori individuati nella migliore produzione recente, premiasse il miglior documentario italiano di cultura cinematografica.

A fregiarsi del Premio 2021, consegnato dal presidente della giuria, il critico portoghese Joao Paulo Macedo, presidente dell’IFFS, la Federazione Internazionale delle Associazioni Cinematografiche, l’organismo associazionistico sovranazionale che conobbe direzioni illustri come quelle del padre della critica cinematografica colta, il francese Georges Sadoul e ad uno dei padri del neorealismo, Cesare Zavattini, che poi guidò la FICC per tanti anni succedendo al primo presidente (il grande regista Antonio Pietrangeli eletto nel 1947) è stata un’opera che è legata alla città, visto che è ancora una volta un suo apprezzato figlio a tornare, almeno come non protagonista, come tante volte nella sua carriera. A vincere infatti è una biografia sulla consorte di Adolfo Celi, il mediometraggio Era la più bella di tutti noi -Le molte vite di Veronica Lazar, alla presenza della figlia Alexandra Celi, produttrice del film girato dal fratello Leonardo insieme a Roberto Savoca. E’ un’opera, già presentata a luglio al MUME nell’ambito di una kermesse dedicata all’attore, un documentario che si mostra al contempo sincero nella scrittura e tecnicamente essenziale, come del resto era quello dedicato da Leonardo Celi al padre nel 2006 (Un uomo per due mondi).

Veronica Lazar, sposata al celebre attore messinese, era un’elegante e non troppo nota attrice, esule ebrea originaria della celebre regione rumena della Transilvania, impegnata nel teatro e al cinema soprattutto con l’amico Bertolucci (è sua la definizione di Veronica, coniata ai funerali e che dà il titolo al film) che la fece recitare in quattro film, compreso Ultimo tango a Parigi (dov’era Rosa, la moglie suicida di Brando) ma anche in Identificazione di una donna di Antonioni o come Mater Tenebrarum in Inferno di Dario Argento. Così come è ricordata anche in questo amorevole documentario, Veronica era una donna bellissima e di una libertà sconfinata e vorace, uno spirito ribelle che si dedicò anche agli altri sino a far parte come psicologa professionista di una missione governativa in Africa.

Tra gli altri concorrenti, molto gustoso è parso The Rossellinis documentario firmato nel 2020 da Alessandro Rossellini, nipote del maestro Roberto, un curioso e sgangherato personaggio, anch’egli ribelle e non incasellabile, né dentro un percorso artistico e umano di un minimo di coerenza né all’interno dell’ingombrante pantheon familiare dei cui ricordi va a caccia con la sua macchina a mano (dalle zie Ingrid e soprattutto Isabella, al famoso ex playboy Robertino che vive da eremita in Svezia). Interessante anche Alida, regia di Mimmo Vendresca, dedicato alla magnifica, algida e nobile (in senso figurato e non, visto che era una baronessa istriana) Alida Valli, sulla base delle sue lettere inedite, dei suoi diari, e di fotografie, riprese private di famiglia, interviste ai figli, agli amici e alla gente del mondo del cinema.

Il futuro e il ricambio generazionale
Il concorso è stato l’occasione per Genovese e il Don Orione di concordare con i delegati siciliani la creazione di un vero e proprio “festival del cinema itinerante”, che si svolgerà, di volta in volta, in località diverse, in modo da poter coinvolgere periodicamente tutti i Cinecircoli siciliani.

Ottime notizie per chi ama il cinema, dalle quali può riparte la speranza di una resistenza culturale consegnata ad una realtà come quella dei circoli dedicati alla proposta cinematografica, alla riflessione sull’arte e sulla comunicazione filmata, anche e soprattutto nella sua forma di testimonianza di fascinazione e recupero della memoria come quella incarnata dalla produzione documentaristica.

Anche se “manca il ricambio generazionale”, o meglio si fatica ad intravederlo, notazione che serpeggiava in qualche momento di scoramento del tutto comprensibile nella riflessione, un ombra di fiducia condizionata che appartiene un po’ a tutto il panorama culturale, e che immalinconisce ogni operatore, nel campo del cinema come dell’impegno culturale tout-court quando si trova alle prese con le tante zavorre e incongruenze che si affollano sul percorso.

E’ manifesto però, che l’unico modo per proseguire in questo sogno ad occhi aperti in una sala buia, più o meno grande ma sempre illuminata da un fascio di luce che abbraccia una passione per i film condivisa socialmente fuori dai divani di casa, è impegnarsi con le generazioni che si affacciano in sala con una curiosità sempre fertile, che occorre alimentare e incoraggiare. E fa piacere trovare in partnership con il Don Orione una realtà come il Cineclub dei Piccoli di Palermo che nei quartieri dell’Albergheria e di Bonagia organizza proiezioni per i bambini e promuove la passione per il cinema.

Il nuovo pubblico, quello è il protagonista del futuro del cinema in sala, chissà che non possa essere “anche” il pubblico dei romantici e superstiti cineforum (ne sta per partire uno alla Multisala Iris), etichetta vintage con tanta sostanza a corredare la tenerezza della memoria. (Francesco Miuccio, MessinaToday, 13/12/2021)

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PINO MERCANTI: PRESENTATO A TAORMINA IL VOLUME DI NINO E MAURO GENOVESE

Segnaliamo ai soci del Cineforum Don Orione la pubblicazione e la successiva presentazione al Taormina Film Festival del volume “Pino Mercanti – Un regista siciliano tra realtà e utopia”, scritto da Nino Genovese (Presidente del Cineforum e della FICC Sicilia) e dal figlio Mauro, con prefazione di Gian Piero Brunetta, per i tipi di Algra Editore.
Il libro è interamente dedicato alla figura di Pino Mercanti, nato a Palermo, regista oggi poco noto soprattutto alle nuove generazioni ma con 40 anni di cinema alle spalle, film con interpreti di primo piano (tra tutti Vittorio Gassman e Alain Delon), interessanti incursioni nel cinema di genere.

Qui la foto della copertina e un momento della presentazione a Taormina.

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CINEMA IN ORTO 2019: CONCLUSIONI

Si è conclusa con grande successo anche questa edizione di “Cinema in Orto”, la rassegna di cinema “messinese” organizzata dal Cineforum Don Orione in collaborazione con l’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Messina. Tutte e 4 le serate di proiezione ad ingresso libero, dedicate al grande attore catanese Angelo Musco, hanno registrato il tutto esaurito, e purtroppo a causa del numero limitato dei posti disponibili in molti sono rimasti fuori dai cancelli dell’Orto Botanico. Un’affluenza che dimostra come l’iniziativa sia gradita al pubblico cittadino e che anzi vada maggiormente promossa e valorizzata per i prossimi anni. Qui in basso una foto di Nino Genovese, presidente del Cineforum Don Orione, che ha introdotto i film in programma.

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CIAO, LUIGI!

Si è spento il 10 maggio scorso uno dei più grandi documentaristi italiani, Luigi Di Gianni. Fu ospite del Cineforum Don Orione nel 2011, nell’ambito dell’iniziativa “Assaggi di Realtà”. In quell’edizione ritirò il Premio “Maestri del Cinema Documentario” e partecipò con grande calore umano e disponibilità alla proiezione di una mini retrospettiva a lui dedicata. Ci rivelò che era alla ricerca di un produttore per un grande progetto cinematografico sul “Castello” di Kafka, purtroppo mai realizzato. Un paio d’anni, dopo, però, con grande lungimiranza la Cineteca di Bologna restaurò alcuni tra i suoi primi cortometraggi, editando un preziosissimo cofanetto. Ricordiamo il cineasta e l’uomo con grande stima e affetto. (qui sotto, nella cornice della chiesa di Santa Maria Alemanna, è al centro con Nino Genovese e Francesco Torre).

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AMARCORD: LA STAGIONE 2008/2009

In attesa dei festival di Cannes e Venezia, già si pensa alla prossima stagione di cineforum. Informarsi sui film in uscita è certamente lo stimolo principale, ma a volte è importante anche guardarsi indietro per cercare con coerenza di mantenere l’identità storica del Cineforum, ovvero promuovere il linguaggio cinematografico e il film d’autore stimolando processi di trasformazione sociale e culturale nel nostro territorio di riferimento, la città di Messina. In questo senso, vedere cosa abbiamo programmato 10 anni fa fornisce non solo uno stimolo, ma anche una responsabilità: “Paranoid Park” di Van Sant, “L’età barbarica” di Arcand, “Alexandra” di Sokurov, ma anche le commedie “10 cose di noi” e “2 giorni a Parigi”, senza tralasciare i film più dichiaratamente politici (“La notte dei girasoli”, “L’anno in cui i miei genitori andarono in vacanza”) e le incursioni di genere (il noir con “La zona”, il musical con “Once” e addirittura l’animazione con “Persepolis”), quasi tutti considerati oggi dei piccoli e grandi “classici”, inducono a mantenere degli standard elevatissimi per gli affezionati soci e anche quel carattere sperimentale a cui talvolta si rischia di rinunciare andando alla ricerca di nuovo pubblico. Se eravate soci del Cineforum già 10 anni fa, sicuramente vi farà piacere ripercorrere sulla nostra pagina Facebook la gallery con i poster dei film proiettati.

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NANNI MORETTI A MESSINA

Oggettivamente un evento. Martedì 23 aprile, alla Multisala Apollo, Nanni Moretti sarà presente in sala per salutare il pubblico e introdurre il suo ultimo film “Santiago, Italia”, alle proiezioni delle ore 18 e 21. Noi del Cineforum, ovviamente, ci saremo, e facciamo i nostri anticipati complimenti a Loredana Polizzi e Fabrizio La Scala della Multisala Apollo per l’iniziativa.

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AMARCORD: ASSAGGI DI REALTA’ (2009)

Nel 2009 il Cineforum Don Orione, in collaborazione con l’Associazione Arknoah, avviò un’iniziativa collaterale denominata “Assaggi di Realtà”, dedicata al documentario narrativo e pensata per creare anche momenti di socializzazione e dibattito post-visione su temi importanti per il territorio messinese. Fu un successo, con le 3 proiezioni effettuate al CineTeatro Savio (ebbene sì!) affollatissime e con dibattiti così animati che il giornalista moderatore delle serate, l’amico Luciano Fiorino, ebbe non pochi problemi a gestire. Da allora sono passati 10 anni, e ci piaceva ricordare quei giorni pubblicando qui la locandina dell’evento, e sulla nostra pagina Facebook anche una gallery con i poster dei film proiettati e qualche scatto rubato qua e là.

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AMARCORD: IL VANGELO SECONDO PASOLINI (2010)

Nel 2010 il Cineforum Don Orione partecipò alla Notte della Cultura del Comune di Messina promuovendo una mostra fotografica sul film “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (fotografie di Domenico Notarangelo) al Monte di Pietà, in collaborazione con l’Associazione Arknoah, il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (il film in pellicola e in versione restaurata fu proiettato presso il CineAuditorium Fasola) e la FICC (Federazione Italiana dei Circoli del Cinema).

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Speriamo di farvi cosa gradita pubblicando qui il catalogo della mostra, con una selezione degli scatti, due saggi di Nino Genovese e Francesco Torre e una testimonianza del fotografo Domenico Notarangelo.

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Ringraziamo il nostro abbonato Antonino Condorelli, che in data 8 ottobre ha scritto sulla nostra pagina Facebook: “Grazie ai film che proiettate diventiamo più adulti ed anche più bimbi”. Grazie a te, Antonino, per aver condiviso questo bel pensiero.

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Dal volume “Cineforum Don Orione 1963-2013 – Storia del Cineforum Don Orione di Messina nei suoi 50 anni di vita”, a cura di Nino Genovese, riportiamo la bella testimonianza di Aurelio Grimaldi, scrittore, regista cinematografico, soggettista e sceneggiatore.

FACEVO IL “PENDOLARE” PER IL CINEFORUM

Per gli sventurati della mia generazione, il cineforum è stato materia prima di sopravvivenza passionale. Non esistevano vhs, dvd, bluray. Leggevi la storia del cinema e sognavi di poter vedere certi film sapendo che non li avresti visti mai. O li trovavi in sala (possibilità una su…), o in tv, dove c’era la bellezza di un film alla settimana, nel famoso lunedì sera: stop.

I cineforum non solo ti aprivano spiragli sul presente (sui film contemporanei che non arrivavano nel piccolo centro dove vivevi), ma recuperavano qualche classico che da tempo smaniavi di vedere. Per me, tutto cominciò con il Cineforum di Luino, anni settanta, e io adolescente, organizzato dal mitico professor Aschei. Lì vidi, quando nemmeno avevo i sinodali 18 anni, due film che mi segnarono tantissimo: “Trevico-Torino” di Scola e “Trash – I rifiuti di New York” di Morissey (prodotto da Warhol).

Ma un’altra visione mi colpì particolarmente: “Crepa padrone, tutto va bene” di Godard, che fu clamorosamente contestato dal pubblico di Luino! Una cosa mai vista. Poi, alla faccia di Nanni Moretti, seguiva il famigerato dibattito: «Sì, il dibattito sì!»: momento catartico ma insieme delittuoso, palcoscenico di intellettuali locali; io tacevo, non osai mai parlare, lasciai Luino a 19 anni diretto (malvolentieri, per motivi familiari) a Milazzo.

E qui, altri due cineforum: uno, parrocchiale, nella stessa Milazzo, con pochissimi spettatori ma tantissima buona volontà. Vidi i miei primi Bresson e altri sospirati Bergman (due veri dittatori, con la terza B di Buñuel, di ogni cineforum di quei tempi), e mi toccò prendere parola nel famoso dibattito.

E a Messina, dove mi ero iscritto in Lettere, al nostro/vostro Don Orione.

Facevo il vero pendolare. Quando c’era un film che mi interessava andavo a lezione la mattina, pranzavo nella incasinatissima mensa universitaria dove ti toccava una indimenticabile coda, e aspettavo in biblioteca (se aperta, sennò sotto gli alberi del viale) l’orario della proiezione. Lì vidi Altman, Moretti, anche alcuni Kubrick e Scorsese. Sognavo di diventare regista? Molto, molto lontanamente. Come sognare, altra moda di quel tempo, di fare 13 al totocalcio. E invece, una quindicina d’anni dopo, alla Sala del Don Orione fu proiettato il mio primo film “La discesa di Aclà a Floristella”, e il vostro Cineforum mi invitò una serata di alcuni anni dopo a presentare, ma purtroppo non più presso l’adorata Sala di Viale San Martino, ma al Cine Savio, il mio “Rosa Funzeca”, con Nino Genovese padrone di casa.

Sì, il dibattito sì!

Viva i cineforum per sempre!

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Aurelio Grimaldi e Nino Genovese insieme a Modica (2015) durante un congresso della Federazione Italiana dei Circoli del Cinema.